Il 2017 è stato l’anno dei grandi ritorni insperati. Quante persone, solo poco tempo fa, avrebbero mai pensato di riuscire ad ascoltare nuova musica di  At The Drive-In,  Slowdive The Jesus and Mary Chain  dopo decenni di silenzio? Ben pochi immaginavano di vederli impegnati in altre attività  oltre alle consuete tournèe dal piglio autocelebrativo che caratterizzano buona parte delle reunion – nel caso dei tre nomi qui sopra, neanche troppo recenti – più chiacchierate. Da pochi giorni si sono aggiunti alla lista anche i newyorchesi  Quicksand,  nati nel 1990 e capeggiati dal cantante e chitarrista Walter Schreifels –  già  membro dei  Gorilla Biscuits, la seminale band hardcore che, sul finire degli anni Ottanta, incendiò la calda scena della Grande Mela con un capolavoro come “Start Today”.

“Interiors” arriva 22 anni dopo  “Manic Compression”, da molti considerato uno dei migliori esempi di post-hardcore di fine millennio. I Quicksand avevano provato a dargli un seguito già  nell’estate del 1998, ma le tensioni accumulatesi in studio avevano portato i quattro membri a separarsi in maniera definitiva dopo il primo scioglimento nell’ottobre 1995. Negli anni successivi, Schreifels ha dato vita al fortunato progetto emo/alt rock dei  Rival Schools  e il bassista Sergio Vega ha sostituito lo scomparso  Chi Cheng  nei  Deftones, mentre il chitarrista Tom Capone –  uscito dalla band a settembre dopo essere stato arrestato in Arizona per taccheggio – e il batterista Alan Cage hanno preferito restare nella scena underground.  Nel 2012 una fortunata reunion, di cui questa terza fatica in studio costituisce un più che convincente punto d’arrivo.

Le dodici tracce del disco rappresentano un taglio netto con il passato. La rabbia e le spigolosità  dei primi due album sono state smussate in maniera decisa da più di vent’anni di esperienze in altre realtà . Il basso di Vega è ancora roboante e al centro della scena come in passato, ma le chitarre taglienti di  “Fazer” e “Backward” sono ormai lontane. Certo, non mancano timidi riferimenti agli esordi post-hardcore (“Under The Screw”,  alcuni passaggi di  “Warm And Low”), ma per il resto sembra che i quattro di New York (Capone era ancora della partita per i lavori sull’album) abbiano voluto esplorare nuove soluzioni sonore. Negli anni trascorsi con i Rival Schools, Schreifels è maturato moltissimo da un punto di vista artistico e compositivo: la maggior attenzione dedicata alle melodie e alle strutture è una caratteristica che risalta già  dal primo ascolto, così come la totale scomparsa delle sonorità  quasi metal che avevano contraddistinto le uscite della prima fase di carriera. Non che si siano rammolliti, ma i Quicksand del 2017 preferiscono flirtare con lo stoner (“Illuminant”), lo space rock (“Hyperion”,  “Cosmonauts”), lo shoegaze (“Interiors”, “Normal Love”), il grunge più heavy di  Soundgarden  Alice In Chains  (“Fire This Time”,  “Feels Like A Weight Has Been Lifted”) e persino il math rock (“Sick Mind”). Una grande varietà  di stili e suoni, resa omogenea da un’attitudine noise più forte rispetto al passato; delay e feedback attraversano le note di quasi ogni singolo brano, creando inedite atmosfere sospese e rarefatte. Se ascoltando  “Slip” e “Manic Compression” potevano saltare alla mente i riff muscolari di  Helmet  Unsane, in “Interiors” sono i  Dinosaur Jr.  e i  Sonic Youth  degli anni a ridosso dello scioglimento a salire in cattedra.

“Interiors” è un album coraggioso senza essere sperimentale; moderno senza suonare particolarmente nuovo. Dodici tracce che aprono nel migliore dei modi una nuova fase nella frastagliatissima carriera dei Quicksand e dimostrano l’ottimo stato di salute dell’alternative rock a stelle e strisce.