Credit: Gabe Long

I Been Stellar sono ormai quasi dei figli per noi di IFB, abbiamo assistito alla loro nascita, parlandovi ben due anni fa del loro EP, abbiamo avuto il piacere di ascoltare il loro album di debutto (qui l’immancabile recensione!) e l’anno prossimo andranno al Primavera Sound – che viaggio, signori! Tra l’altro, li abbiamo anche visti dal vivo quest’anno a marzo, in apertura ai The 1975 ad Assago. Uno dei loro palchi più grandi finora, nonché la primissima volta che hanno sperimentato il suolo italiano – da band di supporto, almeno. Stavolta li abbiamo visti in tutto il loro splendore ad Arci Bellezza: location piccolina ma teatrale, piena di persone che non vedevano l’ora di assistere al miracolo di questo piccolo grande gioiello newyorkese.

Se ad Assago (per quanto siano stati bravi, ci mancherebbe!) riuscivamo a sentire un po’ di emozione nell’aria, stavolta la band ha davvero dato il meglio di sé, dando al disco una nota più emotivamente intensa. Non che “Scream From New York, NY” non lo fosse, anzi: sono però diverse le persone post live sentite dalla sottoscritta che hanno affermato di non essere state particolarmente intrigate dal disco, ma che dopo queste serata sono risultate (compiacenti) vittime dell’incantesimo dei Been Stellar. E noi non possiamo che esserne soddisfatti.

Immancabili un paio brani dall’EP di due anni fa, come “Manhattan Youth” o “Kids 1995″: ogni brano è eseguito alla perfezione, il frontman Sam Slocum urla, balla e si scatena a ogni secondo, come fosse il loro ultimo live. Sale quasi l’imbarazzo a pensare che il biglietto fosse a venti euro nemmeno – sempre ode al Bellezza per tenere concerti a prezzi accessibili ma, vedendo questi ragazzi dal vivo, è impossibile non pensare che siano destinati a qualcosa di grande. Se continuano su questa strada, almeno – ma sembrano pronti a dare il tutto per tutto, urlano le proprie emozioni al mondo perché nel cuore ce ne sono già così tante che non sanno più dove metterle.

E allora eccoli, tutti e cinque, tra fumo e stelline sull’attrezzatura, che si scatenano senza neanche un attimo di pausa, come fossero impazienti di fare uscire tutto quanto, di raccontare il loro disagio, le loro paure e speranze. Mi portano immediatamente la mente alla mia adolescenza emo, a quando urlavo i testi in camera piangendo e acclamando quanto una canzone appena ascoltata (nello specifico, “I’m Not Okay (I Promise)” dei My Chemical Romance) mi avesse praticamente salvato la vita. Sì, il sound dei Been Stellar potrebbe sembrare troppo carico o drammatico, soprattutto per chi non mastica troppo il loro genere, ma fa salire parecchia nostalgia.

Impossibile poi non notare l’età media del pubblico: ora, sarò pessima nel capire che età abbia una persona davanti a me, ma di miei coetanei (la sottoscritta ha 24 anni appena compiuti), o comunque giovincelli, a malapena l’ombra. E questa, in realtà, è una tendenza che sto notando sempre di più, sia in concerti singoli sia festival (come anche al Primavera Sound, infatti): l’età media del pubblico di un concerto, soprattutto se verte su rock e relativi sottogeneri, si sta alzando sempre più – per carità, non che i più grandi non possano godersi un po’ di buona musica, anzi! Vedere però il pubblico dei Been Stellar, un gruppo molto giovane che si rivolge principalmente a una generazione giovane (che però a quanto pare è presente perlopiù nei cuori degli adulti), fa un effetto un po’ strano. Fa ben sperare il fatto che i Fontaines DC siano esplosi nell’ultimo anno, ma c’è ancora tanta strada da fare.

Forse non c’è abbastanza rabbia contro il mondo, o forse sto semplicemente delirando. O forse, e lo intendo seriamente, non sarebbe così male se anche i più giovani di oggi avessero un’adolescenza emo (o comunque una fase, per quanto sia una “fase” che non passa mai per davvero), o che riscoprissero il potere catartico delle chitarre e delle canzoni cantate a squarciagola. Certo, mai avrei immaginato di fare discorsi da boomer a vent’anni suonati, soprattutto sugli emo, ma eccoci qua.

Enorme lode ai Been Stellar, speriamo di rivederli in palchi più grandi – e magari speriamo anche in una rivoluzione emo coi fiocchi.